Res publica - Princeps di Cicerone e altri saggi

Riferimento: 9788892108738

Editore: Giappichelli
Autore: Filippo Cancelli
In commercio dal: 2017
Pagine: 248 p., Libro in brossura
EAN: 9788892108738
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Descrizione

"In questo saggio - non, spiacevolmente, con politezza desiderata né con ideale modulazione, non solo per brevità - si vuol tornare, con distacco e distanza remota di mente e di tempo da uno scritterello, a cercare di 'divinare', se l'intento non soverchia l'ingegno (affinato, o appannato e logoro, dall'età?), il significato - arduo in sé, ben arguibile per riscontri e confronti in coincidenza e affinità, in analogia e antitesi, di istituti, concetti e termini - di iuris consensus, e intendere quindi la definizione, dialetticamente impostata, di res publica, dalla cui nozione e, ovviamente, dallo sviluppo datole in tutto il De re publica, si rileva che il princeps è il leader, l'uomo politico, e magari di nuovo stampo, lui Cicerone homo novus, d'alte qualità morali e intellettuali, prima che repleto di ricchezza o illustre per discendenza, preparato a essere, entro l'ordinamento le magistrature e il senato della costituzione avita, rector, procurator dello Stato; e agente con altrettali, molti o pochi socii, in senato soprattutto, per il bene e la salvezza della res publica, da tempo in pericolo o per recuperarla già amissa. Il singolare, impiegato per tale vir praestans non più (pure) che optimus civis, è dovuto all'essere disegno d'un modello, necessariamente uno e unico, al quale saggiare quanti l'attingano o gli si approssimino. E quantunque uno si elevi dall'eletta schiera, quasi o quale princeps principum, pronto però a cedere altrui il suo ruolo e ad accogliere altri nel novero, si è sempre all'opposto del princeps uno istituzionalizzato al vertice dello Stato, onde è, si vuol anticiparlo, che suona facezia l'affermazione, frequente e variamente accentuata, che con il principato di Augusto si sarebbe avuto il trionfo dell'idea di Cicerone. E credere di lui la teoria del princeps repubblicana è boutade, neppur tanto comica, se ci ebbe a perdere, fuor di metafora, la testa, per aver avuto un atteggiamento strenuamente opposto, nel pensiero e nella vita, a quell'idea." (dalla Premessa